Obesità, Binge-Eating Disorder (BED) e Acceptance and Commitment Therapy (ACT)
Ad oggi l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute sia a livello pubblico che sanitario poiché la sua prevalenza è in costante aumento a livello mondiale. Costituisce un importante fattore di rischio per patologie quali ipertensione, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e disturbi psicosociali e psicopatologici.
La condizione di obesità o di sovrappeso, spesso si associa ad altri disturbi quali il disturbo da alimentazione incontrollata, comunemente definito Binge-Eating Disorder (BED).
Chi presenta questo disturbo alimentare, spesso si rivolge a centri dedicati al trattamento dell’obesità; tuttavia, differentemente dai pazienti obesi, talune persone, riportano una maggior presenza di disturbi psichiatrici quali ad esempio depressione, ansia e disturbi di personalità.
Ad accomunarli sono un forte senso di vergogna e di insoddisfazione per il proprio corpo, vissuti che creano un significativo disagio, legato soprattutto alla sensazione di perdita del controllo durante le abbuffate.
Interventi efficaci
In campo psicologico, per quanto concerne la gestione del paziente obeso con una possibile associazione con il BED, sono disponibili molti interventi di tipo psicoeducativo, cognitivo-comportamentale, interpersonale, ecc..
Tra questi, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) rappresenta il trattamento d’elezione per la gestione dell’obesità, associata al BED.
Concentrandosi sui comportamenti disfunzionali, sui processi cognitivi, su obiettivi di peso realistici e sulla percezione dell’immagine corporea, la CBT aiuta il soggetto a modificare le proprie abitudini di vita e a raggiungere un maggior benessere psicofisico, riducendo i fattori di rischio e migliorando la propria salute.
Con il progresso della terapia cognitivo-comportamentale, è emerso un grande interesse per l’Acceptance And Commitment Therapy (ACT), ossia un’innovativa forma di terapia, capace di migliorare la salute mentale e fisica.
Numerosi studi hanno mostrato l’efficacia di questo approccio per problemi di peso, di insoddisfazione dell’immagine corporea e per le abitudini alimentari disfunzionali.
Che cos’è l’ACT?
L’ACT è alla radice una terapia comportamentale: il suo focus è l’azione. Non si tratta, tuttavia, di un’azione qualsiasi ma di un agire guidato da valori che servono per guidare, motivare ed ispirare il cambiamento.
Ci permette di entrare in contatto con ciò che conta realmente per noi: chi vogliamo essere e che cosa vogliamo fare nel corso della nostra vita.
Lo scopo dell’ ACT è quello di aiutarci a creare una vita ricca, piena e significativa, mentre accettiamo il dolore che la vita inevitabilmente comporta.
Tutti noi sperimentiamo esperienze dolorose e vissuti negativi. La nostra mente, infatti, dovunque noi andiamo, ci permette di sperimentare la sofferenza, ad esempio rivivendo un ricordo doloroso, perdendoci in una spaventosa previsione futura o creando giudizi negativi su noi stessi (es. “sono troppo grasso/a”). Così anche la vita più privilegiata comporta una quota significativa di dolore.
Il problema è che gli esseri umani comunemente gestiscono il dolore in maniera inefficace: quando sperimentiamo pensieri e sentimenti dolorosi, sul lungo periodo, rispondiamo in modi autolesivi e autodistruttivi.
Per questo uno dei principali obiettivi dell’ACT, è quello di far apprendere alle persone delle abilità psicologiche, necessarie per far fronte efficacemente al proprio dolore.
L’ACT nel Binge-Eating Disorder (BED)
L’ACT si focalizza sulla relazione che il paziente ha con i pensieri sul peso e sull’immagine corporea. Infatti, aiuta il paziente a comprendere che non potendo avere un controllo sui propri vissuti che causano sofferenza, è tuttavia possibile accoglierli e accettarli senza giudizio.
E’ probabile che un pensiero relativo ad un’imperfezione del mio corpo, abbia un fondamento reale, quindi è difficile modificarlo, contrastarlo o sopprimerlo. L’accettazione ci aiuta poiché ci permette di riconoscere questo pensiero, di osservarlo, di entrare in contatto con il dolore che causa, imparando a conviverci ed evitando la messa in atto di comportamenti non salutari.
L’obiettivo è quello di aumentare la flessibilità psicologica, diminuendo il controllo assoluto che le persone affette da disturbi alimentari solitamente presentano.
Come funziona?
Le persone affette da obesità o da BED, che decidono di intraprendere un percorso psicologico a sfondo ACT, imparano delle abilità esperienziali che permettono di entrare in contatto con loro stessi e di ampliare la flessibilità della loro attenzione. Apprendono, infatti, a dirigere, ampliare o focalizzare in modo consapevole l’attenzione su diversi aspetti della propria esperienza.
Aiuta, inoltre, a trovare delle alternative più funzionali all’evitamento esperienziale, ossia una classe di comportamenti volti ad evitare o a diminuire un disagio. Tuttavia tali comportamenti, con il tempo, vengono rinforzati ed estesi, portando la persona ad esserne condizionata per tutta la sua vita.
Un esempio sono le dipendenze ed in particolare quelle da cibo. Essa, infatti, inizia come un tentativo di sbarazzarsi di pensieri ed emozioni indesiderate, ma nel lungo periodo causa una grande quantità di sofferenza.
Un altro processo psicologico sul quale l’ACT agisce è la fusione cognitiva che porta le persone ad agire in modo incoerente con ciò che è rilevante per i loro valori e obiettivi. In uno stato di fusione cognitiva, infatti, le persone sono inseparabili dai loro pensieri, talmente prese da essi che non si rendono conto di quanto controllino, di fatto, molti aspetti della loro vita.
Il contenuto del pensiero non è il problema, ma è la fusione con tale pensiero a creare il problema (es. “sono grasso/a” è un giudizio negativo su sé stessi con il quale io sono fuso/a e intrappolato/a, al punto da condizionare il mio comportamento).
La defusione cognitiva, al contrario, aiuta a cambiare il modo con cui interagisco con i miei pensieri trattando il pensiero negativo come un evento esterno che io sto osservando. In tal modo, diminuisco la credibilità di questo giudizio negativo che ho su di me. Ad esempio, prendendo distanza dal pensiero “io sono grasso/a”, riesco a capirne la vera natura: una semplice sequenza di parole inutili che costituiscono una barriera per vivere una vita di valore.
Infine, dopo aver aiutato la persona ad individuare i valori, come ad esempio la salute che diventa una direzione di vita scelta, viene favorito lo sviluppo dell’azione impegnata. Si tratta di un insieme di azioni efficaci, legate ai valori scelti che permettono di modificare i propri comportamenti disfunzionali e di raggiungere obiettivi specifici a breve, medio e lungo termine.
In sintesi, il modello ACT è ottimistico, presupponendo che, anche nel pieno di un tremendo dolore e di una grande sofferenza, possa esserci l’opportunità di trovare significato, scopo e vitalità. Punta ad aiutare le persone a rendere la crescita un risultato della loro sofferenza e ad usare il loro dolore come trampolino per creare vite ricche e significative.
I pazienti non sono “rotti” ma semplicemente bloccati!
Dott.ssa Maria Costanza Melloni
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